mercoledì 11 maggio 2016

Il libro: uno strumento nato per la conoscenza dell'uomo

Amanuense al lavoro
Fino all'avvento della stampa, il rapporto col libro era molto diverso da quello che abbiamo noi oggi. Ormai i testi sono ovunque e sono oggetto di studio, di passatempo e piacere, ma una volta possedere dei volumi, poterli leggere, era un privilegio per pochi, solitamente per i più ricchi e per coloro che avevano studiato nelle Università (da poco fondate) o nelle scuole gestite dagli ecclesiastici. Se da un lato i tomi erano un oggetto raro, dall'altro la conoscenza da questi portata era fonte di potere. Queste opere, all'epoca, svolgevano sia un ruolo di conservazione sia di contestazione. Conservazione perché con le raccolte veniva preservato il sapere, e contestazione perché alle volte questi andavano contro il pensiero e il volere della Chiesa. Non è strano pertanto che accanto alla promozione della cultura (nei monasteri, infatti, si copiavano i libri) ci fosse da parte dei religiosi un’attenzione alla diffusione di idee e scritti che potessero risultare dannosi per la fede del popolo di Dio, spesso ignorante e privo di senso critico. Dovevano, perciò, essere accorti, al fine di evitare un’errata propagazione, che avrebbe portato alla formazione di nuove eresie. Nel romanzo pare quindi che il custode della biblioteca, avesse in mano il potere dell’abbazia e non solo, anche quello della conoscenza. Sostenendo ciò si potrebbe allora giustificare tutte le morti avvenute nel monastero. Nonostante ai giorni nostri le scritture siano ancora un simbolo di conoscenza, con l’ingresso delle nuove tecnologie hanno perso in parte la loro sacralità, poiché le fonti che ci permettono di raggiungere la conoscenza sono svariate. Si sta vivendo, dunque, una sorta di involuzione, che ci sta portando a dimenticare il piacere della cultura, invalidando il lavoro svolto dagli amanuensi nel Medioevo.

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