Il libro: uno strumento nato per la conoscenza dell'uomo
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| Amanuense al lavoro |
Fino
all'avvento della stampa, il rapporto col libro era molto diverso da quello che
abbiamo noi oggi. Ormai i testi sono ovunque e sono oggetto di studio, di
passatempo e piacere, ma una volta possedere dei volumi, poterli leggere, era
un privilegio per pochi, solitamente per i più ricchi e per coloro che avevano studiato nelle Università (da
poco fondate) o nelle scuole gestite dagli ecclesiastici. Se da un lato i tomi
erano un oggetto raro, dall'altro la conoscenza da questi portata era fonte di
potere. Queste opere, all'epoca, svolgevano sia un ruolo di conservazione sia
di contestazione. Conservazione perché con le raccolte veniva preservato il sapere,
e contestazione perché alle volte questi andavano contro il pensiero e il
volere della Chiesa. Non è strano pertanto che accanto alla promozione della
cultura (nei monasteri, infatti, si copiavano i libri) ci fosse da parte dei
religiosi un’attenzione alla diffusione di idee e scritti che potessero
risultare dannosi per la fede del popolo di Dio, spesso ignorante e privo di
senso critico. Dovevano, perciò, essere accorti, al fine di evitare un’errata
propagazione, che avrebbe portato alla formazione di nuove eresie. Nel romanzo
pare quindi che il custode della biblioteca, avesse in mano il potere
dell’abbazia e non solo, anche quello della conoscenza. Sostenendo ciò si
potrebbe allora giustificare tutte le morti avvenute nel monastero. Nonostante
ai giorni nostri le scritture siano ancora un simbolo di conoscenza, con
l’ingresso delle nuove tecnologie hanno perso in parte la loro sacralità,
poiché le fonti che ci permettono di raggiungere la conoscenza sono svariate.
Si sta vivendo, dunque, una sorta di involuzione, che ci sta portando a
dimenticare il piacere della cultura, invalidando il lavoro svolto dagli
amanuensi nel Medioevo.
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