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| La Creazione di Adamo (particolare Dio) , Michelangelo |
Nel romanzo l'Altissimo c’è, ma non abita tra gli uomini; è
un Essere superiore e lontano, un signore disegnato quasi come i feudatari
dell’epoca e non sembra il Padre a cui il Santo di Assisi rivolgeva con
semplicità le sue preghiere.
Dalle parole dei frati, l'Onnipotente sembra essere un
qualcuno che detta legge, pronto a punire ogni volta che un fedele abbandona la
giusta strada.
Mi ha stupito come, al posto di misericordia e
salvezza, si possano trovare, invece, pagine e pagine sul peccato e
l’Anticristo, che porta paura e cancella la speranza, la felicità, tant’è che
il vecchio Alinardo è convinto che gli omicidi dell’abbazia siano solo un
prologo all’avvento di quest’ultimo.
Sembra così che per proteggere la Fede, l’unico modo
sia seguire il rigore e la severità di Dio, mentre la gioia è dipinta come
sinonimo di male.
Nel passo in cui Adso si confida con Guglielmo
(terzo giorno dopo compieta) in seguito all’incontro con una ragazza nelle cucine dell’abbazia,
si può leggere un
superficiale incoraggiamento ad andare avanti, sminuendo la gravità del
peccato. Il monaco, infatti, sembra minimizzare l’atto della confessione, che
dovrebbe in realtà essere il momento in cui si può toccare con mano la misericordia
di Dio. Tra le righe, perviene quasi l’idea che certe azioni vadano fatte e che
spesso è possibile cadere in tentazione a causa di un elemento esterno, come
nel caso di Adso che è spinto al peccato da una donna.

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