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| Labirinto della biblioteca dell'abbazia |
La labirintica collezione di libri non dovrebbe essere intesa solo come luogo
fisico, ma anche come proiezione ideale di una riflessione filosofica.
Analizzando in chiave metaforica il testo, il dedalo potrebbe
simboleggiare la continua ricerca della Verità nella possibilità di smarrirsi
più volte. Inoltre questo è intricato come il complotto creato da Jorge, ma
simboleggia anche la complessità della realtà e l'assurdità della vita, che
portano ad un pessimismo implicito.
Se l'uomo è un essere per sua natura debole, il groviglio
rappresenta allora l'emblema della nostra vita. Già nei primi testi mitologici,
l'uomo fu succube di questa struttura: Dedalo ed Icaro, ad esempio, furono
imprigionati nel labirinto del Minotauro, poiché avevano aiutato Teseo ed
Arianna. Per uscire, Dedalo progettò delle ali di cera, ma il figlio Icaro, con
giovane incoscienza, si avvicinò troppo al Sole che sciolse così le sue ali e
lo condannò a morte facendolo precipitare.
Ne "Il nome della
rosa", l'uscita dal labirinto sembra
introvabile, però non lo è: guardandolo dall'esterno si può
comprendere la struttura e trovare quindi la porta giusta. Noi però non
possiamo osservare la nostra esistenza dal di fuori, poiché viviamo solo in
quanto dentro a questo gomitolo; ma se l'unico modo per trovare la soluzione è
osservare la vita dall'esterno, allora siamo destinati a non trovare mai la via
di fuga? Ogni
labirinto ha il suo filo d'Arianna, che può guidare l'uomo verso la salvezza;
nel contesto del romanzo e del nostro cammino si dovrebbe attribuire questa
funzione a un Dio.

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